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mercoledì 17 ottobre 2012

Twoorty, la knowmunity italiana dove "to know" è meglio di "to show"

Qualche giorno fa Marco Minghetti, giornalista del Sole24Ore, ha pubblicato su Nova24 un interessantissimo articolo (lo leggete qui) su Twoorty, un social network tutto italiano che punta a rivoluzionare un panorama che è già affollatissimo ma proprio per questo consente di maturare esperienze in maniera più critica e consapevole rispetto a qualche anno fa (sembra preistoria, vero?).
Senza ripetere le sue ottime considerazioni e l'intervista ad Alice Cimini e Carlo Crudele (gli ideatori/fondatori di Twoorty), il fatto da notare è, si direbbe, di filosofia: che i social network stiano virando decisamente verso il know piuttosto che cercare di battere il colosso Facebook attraverso il fronte dello show?
Cimini e Crudele, ad una precisa domanda di Minghetti riguardo il knowledge sharing, rispondono chiaramente puntando sulla condivisione efficace di conoscenze: cosa spiegherebbe una "knowmunity", se no?
Ma il punto è: questa non è forse anche la tendenza da cui ha preso le mosse un altro gigante, GooglePlus? La necessità di scegliere consapevolmente con chi condividere i propri contenuti, l'integrazione con la piattaforma Blogger, l'integrazione ancor più con gli strumenti di GoogleDrive, non puntano verso il knowledge sharing di già? O quelle di Twoorty sono soltanto dettagli tecnici differenti di poco conto?
Sembra di no, vista la totale apertura alla condivisione di contenuti delle piattaforme blog: ma ancora una volta — allora è tutta conoscenza quella che verrà postata su Twoorty?
Ad applicare un principio darwiniano, si potrebbe rispondere di sì come per altri social network, con la differenza che in questo nuovo esperimento italiano sono proprio gli interessi, le curiosità verso la knowledge a dettare legge: ancor più rispetto agli usi (possibili) di Facebook come collettore/vettore di conoscenza e contenuti.
Da un lato la forza di una vetrina da un miliardo di utenti (tutti attivi? sempre tutti connessi? e gli Aggiornamenti della Bacheca, quando si accavallano?) a cui mostrare qualcosa — to show —; dall'altro la forza della curiosità: che può anche finire, intendiamoci, ma se ben alimentata è il vero motore delle cose.
Non diceva un certo antico filosofo che la curiosità è infatti la radice di una knowmunity?

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